I Trend nei Social Media per il 2020

I Trend nei Social Media per il 2020

Gentili lettori e affezionate lettrici del nostro blog, con questo articolo torniamo sull’argomento dei Social Media e dell’impatto che i social network hanno sulla nostra presenza online. Abbiamo già parlato di promozione aziendale con il Social Media Marketing tuttavia, negli ultimi anni, c’è stata un’evoluzione che sta portando l’uso dei social verso una maggiore integrazione tra la sfera pubblica e quella privata. Cerchiamo di elaborare meglio questo concetto.

Una parte considerevole del nostro tempo oggi trascorre con lo smartphone a portata di mano, questo è un dato inconfutabile. Le app dei nostri telefoni sono sapientemente “programmate” in modo da inviare notifiche push in modo pressoché costante: così facendo i feed di Instagram, di Facebook, di YouTube ci vengono proposti in modo continuativo durante la giornata (sia lavorativa che nel tempo libero).

Vediamo dunque quali sono i trend del 2020 nei Social Media con alcune “sorprese” e altre “conferme”.

Instagram e le Stories

Parlando di feed (traducibile in italiano con “flusso”) Instagram sta dominando la scena attuale anche e soprattutto grazie alla funzionalità delle stories. Esse sono dei post, costituiti generalmente da foto e brevi video, che hanno una pubblicazione limitata alle 24 ore successive. Rappresentano una sorta di diario dell’autore e, per la natura stessa del tipo di strumento, propongono i contenuti in un contesto di “immediatezza” agli occhi dei seguaci (i follower).

In ambito aziendale, una strategia possibile può essere quella di condividere con i follower un appuntamento specifico (ad es. una fiera, un evento), un’offerta limitata nel tempo e, più in generale, avviare con i propri fan uno storytelling che possa in qualche modo “umanizzare” l’azienda, facendola avvicinare alla propria clientela attraverso un linguaggio meno formale e più amichevole. Secondo un recente report di Hootsuite (uno dei più popolari strumenti di social management) oltre il 60% dei social media marketer prevede di integrare le Stories nella propria strategia di comunicazione.

Nota: fondamentale l’uso corretto, coerente e creativo degli #hashtag per ampliare l’audience.

TikTok e i Video Contenuti

Andando nella direzione di dialogare proattivamente con la propria audience, il format video cresce ogni giorno di più. È vero che il video rappresenta di fatto un metodo comunicativo “monodirezionale”, tuttavia permette un più completo approfondimento dei contenuti da esporre.

È indiscutibile: i video contenuti sono più coinvolgenti e appassionanti e dominano sempre più il mondo dei social network. Che si tratti di video in formato corto come quelli di TikTok, di Stories o di Video Tutorial, si tratta del futuro (o del presente, in verità) dei social network. È giunto quindi il momento di includere video contenuti sui vari canali, studiando e applicando formati creativi adatti al contesto.

La poc’anzi citata piattaforma TikTok ha totalizzato oltre un miliardo di utenti in un lasso di tempo davvero breve. L’app è nata con un focus rivolto ai teenager per veicolare brevi video (inizialmente soprattutto musicali) ma oggi punta a diventare il contenitore di video e short-stories di riferimento. A nostro avviso è prematuro parlare di TikTok in ambito aziendale: ciò potrà accadere puntando a raggiungere un target più alto e meglio profilato. Tuttavia, è comunque importante tenere d’occhio questo nuovo player, considerato anche il notevole tasso di crescita in così poco tempo (molto più rapido di WhatsApp e Facebook).

Micro-Influencer e Community

Con l’abbondare di informazioni video/grafiche/testuali oggi disponibili, diventa importante segmentare e rivolgersi a nicchie ben specifiche. Tralasciando gli influencer che operano nella sfera dell’intrattenimento pubblico (moda, televisione, musica, ecc.) in un contesto aziendale occorre direzionare le conversazioni verso il target di riferimento.

In questo senso diventa quindi importante il ruolo del micro-influencer: con questo termine si intendono persone qualsiasi (pertanto, non delle “celebrities”) ma che hanno un séguito importante in nicchie specifiche. Si tratta di persone con numeri non necessariamente esorbitanti in termini di follower, ma l’obiettivo è operare su un piano differente che possa coniugare engagement e trust.

Prendendo spunto dalla definizione di Wikipedia, “gli elementi fondamentali di una community sono un gruppo di individui, con interessi condivisi, che adottano un mezzo di comunicazione in grado di far interagire tra loro i soggetti”. Il media di comunicazione è naturalmente la rete Internet e, più propriamente, il canale social adottato. Il micro-influencer è quindi una persona che riesce a trasmettere la propria passione, con competenza e continuità, tutti requisiti che possono far scaturire delle community di persone che dialogano e interagiscono intorno alle argomentazioni della propria nicchia.

Facebook Ads e le sponsorizzazioni

Tornando al concetto citato poco sopra sull’abbondanza di informazioni, il più importante Social Network (parliamo naturalmente di Facebook) si è reso conto di quanto sia necessario uno strumento che possa mettere in evidenza alcuni contenuti specifici nel feed di ogni utente che, altrimenti, scorre con una velocità tale da rendere difficile la fruizione dei contenuti.

Ormai l’esplosione dei social network è sotto gli occhi di tutti, e sono numerose le aziende che hanno deciso di spostare i loro budget pubblicitari dai media tradizionali a quelli online. Ma perché Facebook è così importante come piattaforma pubblicitaria digitale? La risposta sta nei numeri: se pensiamo che oltre 2 miliardi di utenti utilizzano Facebook significa che… ci sono tutti.

Ma non è tutto: attraverso le più recenti opzioni di “targeting”, Facebook permette di raggiungere i potenziali clienti in molteplici modi. Con le funzionalità look-a-like e di pubblico personalizzato, unitamente alle potenzialità del remarketing e ai numerosi formati pubblicitari disponibili, è oggi possibile intercettare gli utenti di Facebook con una precisione quasi “chirurgica”.

Conclusione

In questa variopinta girandola di piattaforme, app e ambienti virtuali, che fine hanno fatto i cari vecchi contenuti? È ancora valido il detto “Content is King”? Secondo il nostro modesto parere, la risposta breve è sì. La sensazione di “abbondanza di informazione” che, talvolta, origina il timore di non riuscire a giungere correttamente al “nocciolo della questione”, genera peraltro una oggettiva difficoltà nel trovare i contenuti pertinenti e inerenti al proprio settore.

Il sovraccarico di informazioni e di input può pertanto generare un senso di sopraffazione; inoltre, anche la difficoltà nel distinguere le fake news e nel fidarsi delle privacy policies (talvolta più di facciata che di sostanza) probabilmente ha un certo peso. Andando avanti, dunque, cresce di importanza il fatto di comunicare meno – non bombardando l’utente – ma comunicare meglio, con contenuti di qualità, condivisibili e apprezzabili.

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