Gli errori più frequenti nella scrittura per il web

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Scrivere per il web non è la stessa cosa che scrivere per la carta stampata. E infatti confondere le due cose è il primo errore che si può compiere.

La fruizione attraverso un device come il pc, e oggi sempre più frequentemente attraverso smartphone e tablet, presuppone modalità di lettura particolari. Si legge in treno, si legge di fretta. Si accede ai blog attraverso i social o viceversa: la rapidità è la caratteristica che forse più influisce sul tipo di utilizzo che si fa oggi dei testi.

Ma non solo: spesso si salta da un contenuto all’altro, complici gli autori stessi che inseriscono link e invogliano all’approfondimento, oppure si è distratti da banner pubblicitari, notifiche e pop-up.

La lettura di un post diventa pertanto frenetica e mantenere l’attenzione su un testo è fisiologicamente complicato. Un’esperienza notevolmente diversa da quella che di solito si fa quando si legge un quotidiano cartaceo o si legge un libro, magari sul divano di casa propria.

Chi scrive non può non tenere conto di questi fattori, pena l’abbandono della lettura. O addirittura l’allontanamento definitivo del lettore dal blog su cui si sta scrivendo.

Contenuti sì, ma non solo

Se ancora oggi si può senz’altro dire che il contenuto è il re, bisogna mettersi d’accordo su che cosa sia il contenuto. Forse la vecchia diatriba tra forma e sostanza andrebbe messa da parte, accettando il fatto che entrambe facciano parte di tutt’uno inscindibile, che è, appunto, quel content capace di prendersi l’appellativo di king.

Un testo interessante non può prescindere dall’essere leggibile, un testo piacevole non dovrebbe mai fare a meno di essere corretto. Finito il tempo delle elementari, non è più accettabile suddividere tra quello che c’è scritto e come lo si è scritto. Se le nostre maestre potevano farci ricopiare un testo per la pessima grafia, non si capisce perché il lettore dovrebbe scusare una pessima formattazione.

Il testo poi, si deve posizionare sui motori di ricerca: se non lo legge nessuno, tanto vale scriverlo. E anche in questo senso, si potrebbe per una volta mettere da parte l’amletico dilemma: scrivi per la SEO o scrivi per il lettore? Chi scrive per il web dovrebbe saper scrivere per il lettore organizzando i contenuti in modo che i motori di ricerca li reperiscano facilmente. Tanto più oggi che gli algoritmi sono studiati per riconoscere sempre con maggior precisione testi coerenti ed esaustivi.

Saper scrivere per il web, quindi, travalica la pura esperienza scrittoria, ma richiede competenze ad ampio raggio. Dando per scontata la corretta conoscenza della lingua, è comunque importante avere quantomeno nozioni di grafica, formattazione, organizzazione dei testi, UX writing, SEO, etc. A seconda, poi, delle finalità del blog su cui si scrive, andrebbero studiati e conosciuti i meccanismi del web marketing e i linguaggi ad essi relativi.

Quali errori si commettono sul web   

Se il primo errore di scrittura è senz’altro quello di non rendersi conto del mezzo su cui si sta scrivendo, il secondo è quello di non chiedersi per chi si sta scrivendo.

Ogni blog dovrebbe essere destinato a un pubblico preciso, tanto più oggi: la concorrenza è sempre più agguerrita, rivolgersi a una nicchia può essere la chiave vincente. Ma se pure la scelta è di rivolgersi a un target meno specifico, occorrerà comunque tarare argomenti e tono di voce a quello che dovrebbe essere il lettore ideale. Scrivere senza avere l’idea della persona a cui si sta parlando crea l’illusione di scrivere per tutti. E spesso equivale a scrivere per nessuno.

Infine, il terzo macro-errore, se così si può chiamare, è quello di non progettare. La creazione di un blog, che sia un blog personale, professionale o a scopo pubblicitario, necessita di una programmazione editoriale, in modo tale da dare una continuità e un senso a ciò che si scrive. Immaginatevi un blog come una rivista: che futuro avrebbe una rivista in cui gli articoli vengono scritti e pubblicati in base a come ci si sveglia la mattina?

Il contenuto, oltre a forma e sostanza, ha anche periodicità, ritmo, persino stagionalità. Non tenerne conto vuol dire ridurre le sue potenzialità. E un re monco fatica a mantenere la sua autorevolezza.

Esistono, poi, errori più specifici che si possono commettere di volta in volta, ma di cui va comunque tenuto conto.

  • Errori di ortografia, grammatica, sintassi: a tutti può scappare un errore. Spesso, tra l’altro, nella scrittura digitale è facile incorrere in errori di battitura, oppure i correttori automatici possono fare confusione. Ecco perché rileggere più volte, meglio se ad alta voce, aiuta anche lo scrittore più preparato. Anche farsi aiutare dal lettore ad alta voce di word può essere una buona idea. 
  • Errori di formattazione: sul web la chiarezza e la visibilità vengono prima di tutto. Se un testo non è facilmente leggibile, viene immediatamente scartato ancora prima di capire se un contenuto è interessante. Elenchi puntati, indici e titoli (i cosiddetti H1, H2, etc.) guidano il lettore nel testo e riducono le probabilità di abbandono nel testo. Inoltre, piacciono a google: quindi, perché non usarli?
  • Errori di linguaggio: chi scrive su un blog di medicina, non usa certo lo stesso tono di voce che usa quando parla con gli amici. Viceversa, in un blog personale non verrebbe mai in mente a nessuno di usare un tono istituzionale. Ogni situazione ha un linguaggio adeguato e a ciò è bene adeguarsi. Inoltre, gli errori di linguaggio riguardano anche la comprensibilità di un testo. Frasi lunghe e contorte o l’uso di termini non aderenti alla realtà sono il miglior modo per far abbandonare la lettura molto rapidamente.
  • Errori di ottimizzazione: una volta si riempivano i testi di parole chiave incomprensibili, oggi tutto ciò non ha più senso (ammesso che un tempo ne avesse). Tuttavia, c’è ancora chi lo fa e chi, invece, di keyword non vuole proprio sentire parlare. Un testo ben scritto non necessita di parole chiave posticce ma le integra naturalmente.
  • Errori di comunicazione: chi scrive ha ben chiaro che cosa vuole comunicare, chi legge, probabilmente, no. Dare per scontato che il lettore sappia già cosa vogliamo dire è errato almeno quanto l’inverso: scambiarlo per uno stupido. Conoscere il pubblico e mettersi dal suo punto di vista sono due ottimi modi per evitare errori di comunicazione. Anche la cura dei microcopy è funzionale all’efficacia comunicativa: evitare i classici “Clicca qui”, “Leggi qui”, etc. è una forma di rispetto del lettore che fa apparire il sito più curato e pensato per lui.   

Credits: Designed by luis_molinero / Freepik

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